Claudio Ranieri ha detto no. Non a cuor leggero, ma con quella sobrietà elegante che l’ha sempre contraddistinto. Dopo aver ottenuto il via libera dalla Roma per un possibile doppio incarico, Sir Claudio ha scelto di rinunciare alla panchina della Nazionale. Una decisione che lascia un sapore amaro alla FIGC e cambia il corso della ricerca del successore di Spalletti. Ma anche una scelta che conferma, ancora una volta, la coerenza di un uomo che ha sempre messo al primo posto il senso di responsabilità.
Una trattativa lampo, un ripensamento profondo
Tutto si era mosso rapidamente. Lunedì 9 giugno Ranieri aveva chiesto alla dirigenza della Roma di poter affiancare al ruolo di senior advisor quello di CT azzurro. E i Friedkin avevano dato l’ok, colpiti dalla volontà del tecnico di rimettersi in gioco in una sfida così carica di valore simbolico. Ma bastano poche ore perché qualcosa cambi. Roma mormora, i tifosi si dividono, l’ambiente si agita. E Claudio Ranieri, uomo di popolo prima ancora che di calcio, ascolta e riflette.
Il peso dell’identità giallorossa
A pesare, più di tutto, è stato il sentimento di una città che si è sentita improvvisamente tradita. “Come si fa a fare due mestieri con la stessa passione?”, si è chiesto ad alta voce Ranieri. Il rischio di sembrare distratto, di non dare il 100% in una delle due missioni, è diventato un macigno. Meglio allora un passo indietro che un passo falso. Un gesto che ha rafforzato il legame con il tifo romanista, che già lo venerava come un eroe, e ora può vederlo anche come un saggio.
Gli effetti collaterali: da Gravina a Gasperini
La rinuncia di Ranieri ha colto alla sprovvista Gabriele Gravina, che confidava in lui come figura capace di portare equilibrio e prestigio alla Nazionale. Il “no” improvviso rimescola le carte e rilancia le ambizioni di Stefano Pioli, ora considerato il più credibile tra i candidati. Sullo sfondo, si fa largo di nuovo Gian Piero Gasperini, nonostante i malumori legati alla sua figura. Anche se, dopo questo scossone, ogni certezza vacilla. Nell’era dei contratti multimilionari e della visibilità permanente, dire no a un incarico come quello di CT è un atto che suona quasi anacronistico. Eppure, è esattamente ciò che rende Ranieri così rispettato: la capacità di essere fuori dal tempo senza essere fuori luogo. Rifiutare la Nazionale per rispetto verso un ruolo, verso una città, verso sé stessi.
Ranieri resta a Roma: una guida nell’ombra
La Roma, intanto, sorride. Ranieri resta a Trigoria, pronto a fare da mentore, da consigliere, da collante tra società e squadra. Una figura chiave in un momento delicato per il club, che vuole ricostruire con serietà e ambizione. E Sir Claudio, come sempre, ci sarà. Magari non in panchina, ma più vicino di quanto sembri.





