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Pasolini in corsa sulle dune di un cielo che non gli è più ostile

Pier Paolo Pasolini ha preso parte con passione al dibattito sui profondi cambiamenti all’interno della società nel Secondo Dopoguerra, mettendosi in gioco in più ambiti espressivi, dalla poesia alla narrativa, dal teatro al cinema, dal giornalismo alla saggistica, passando per la pittura. Autore di culto anche per i più giovani, affascinati dal suo anticonformismo. Nel centenario dalla nascita, a ricordarlo, anche Dacia Maraini, una delle amiche a lui più vicine. Insieme i due hanno vissuto esperienze artistiche, idee e viaggi, soprattutto in Africa. Il primo incontro l’autrice non lo ricorda più: erano altri tempi, anni in cui non c’era bisogno di darsi appuntamento fra intellettuali per stare un poco insieme; di trovare per forza uno scopo che fosse un meeting, una fiera letteraria o un convegno. Ci si vedeva da Rosati a piazza del Popolo, o al ristorante La Campana o da Gigetto al Portico d’Ottavia, per «provare la gioia di raccontarsi». L’avrete capito: “Caro Pier Paolo” (Neri Pozza, 2022) è un meraviglioso libro di memorie.

Un romanzo epistolare onirico che l’autrice inizialmente non voleva scrivere: a Roberto Cotroneo che gliel’aveva proposto la Maraini aveva risposto subito di no. Per lei tanto era già stato detto sui romanzi di Pasolini, sulla sua persona. C’era però anche un’altra ragione: non «voleva aprire la preziosa scatola dei comuni ricordi, per la paura di vederli svanire» «per il pudore di esporli al pubblico». Ed è una purezza questa che rende il volume ancora più amabile, specie oggi che ci siamo tristemente abituati a veder spiattellata sui social ogni cosa. A persuadere Dacia Maraini l’ennesima “visita” di Pasolini: la convinzione che forse solo parlandogli come quand’era in vita avrebbe potuto intraprendere un nuovo dialogo con lui «senza l’ansia della fuga». «Stanotte, ti ho sognato. Avevi il solito sorriso dolce e mi dicevi: ‘Sono qua’. (…) Stavo per abbracciarti, felice di rivederti, quando sei scomparso. (…) È così strano che dopo tanti anni, nel sonno, io trovi ancora modo di ricordarti e di vederti. Sei sempre il giovane cinquantenne che ho frequentato negli anni Sessanta e Settanta: il corpo agile, sportivo e la faccia seria, non imbronciata, ma pensosa, lo sguardo sognante, il passo deciso sempre pronto a correre», si legge nell’incipit dell’opera.

Il risultato è una corrispondenza senza tempo, in cui Dacia Maraini con delicatezza restituisce al lettore un ritratto inedito di Pasolini, che era solito isolarsi, «andando in cerca di quel ragazzino che era stato e che gli sfuggiva da sempre». «Tu volevi provocare ed eri bravissimo a suscitare collere, irritazioni e reazioni rabbiose. Eri contento quando riuscivi ad accendere furie viscerali e urgenti voglie di vendetta», racconta l’autrice, «eppure nel tuo rapporto con gli amici, nella tua vita privata eri l’uomo più paziente, docile e mansueto». Leggendo, si scoprono tanti particolari sul poeta bolognese. Ad esempio della sua ulcera, che lo costringeva a bere del latte al posto del vino: «Ti avevano proibito i sughi, i fritti, le spezie e gli alcolici e tu ti adeguavi con una pazienza che in altri campi non avevi». Dell’omosessualità, del legame assoluto con la madre, del sentimento provato nei confronti delle altre donne: dalla confidente Elsa Morante alle amate Laura Betti e Maria Callas. «So che per te il corpo femminile non è mai stata una tentazione sessuale, una carne pericolosa come lo intendono i fanatici di una fede musulmana male interpretata», svela l’autrice.

L’impressione, assaporando il libro, è che Dacia Maraini conoscesse alla perfezione Pasolini; che capisse la sua malinconica esistenza di «viaggiatore e vagabondo»«Eri per carattere timido, silenzioso e chiuso. Anche se poi, quando meno te lo aspettavi, veniva fuori il ragionatore fiducioso, il confidente allegro». Sincero affetto, ma anche tanta ammirazione: «Alcuni hanno detto che la tua forza stava proprio nella capacità profetica dei tuoi pensieri. (…) L’originalità di un poeta non consiste in quello che argomenta razionalmente, ma nel passare attraverso le strette fessure della realtà per cogliere i lampi della sua luce nascosta. Non è così? Tu sei stato bravissimo in questa operosità da cercatore d’oro». E chi vuole risposte su di lui, deve andare fra le «pieghe dei suoi versi, fra le illuminazioni improvvise delle sue metafore», spiega l’autrice, che immagina Pier Paolo Pasolini ora «in corsa sulle dune di un cielo che non gli è più ostile». Una delle tante superbe inquadrature incluse in questo pregiato regalo che l’autrice ha voluto fare a tutti noi.