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Deborah Levy, perché “Autobiografia in movimento” è un best seller ovunque

Deborah Levy tra le maggiori scrittrici inglesi. La sua Autobiografia in movimento in tre volumi è un caso editoriale: racconta la vita di una donna tra i 40 e i 60 anni, l’infanzia nel Sudafrica dell’apartheid, l’arresto del padre, i viaggi, un matrimonio fallito alle spalle e il desiderio di ricostruirsi una nuova esistenza. Dell’opera pubblicata in Italia dall’editore NN e tradotta da Gioia Guerzoni, l’autrice ha parlato in un’intervista a «Repubblica».

Deborah Levy, perché “Autobiografia in movimento” è diventato un best seller ovunque

La donna è ancora l’angelo del focolare? “Ora ha le ali, può andare via se le va. Può andare lontano o volarsene nel parco vicino casa, sedersi sotto un albero con una fetta di pizza molto buona e pensare a tutto quello che vuole, ai fatti suoi, perdersi nei suoi pensieri. Ma la domanda che conta forse è un’altra…”, ha spiegato Deborah Levy, che ha poi aggiunto: “La domanda da farsi è: questi pensieri sono utili? Le è stato insegnato che i suoi pensieri non servono e che non sono preziosi, che non sono importanti. Ecco, nei miei libri quei pensieri prendono valore. La scrittura ha un grande potere, può dare visibilità a chi è invisibile”. Le donne oggi sono ancora invisibili? “Con l’avanzare dell’età tendono ad esserlo. La letteratura può renderle visibili, dire: ehi, sono qua, guardami! C’è una donna che si sta muovendo nel mondo, con le sue turbolenze, che sono quelle della vita, con i suoi up e down”.

“Donne? Basta con l’angelo del focolare, oggi abbiamo messo le ali”

Le piacciono le donne che si prendono i propri spazi: “Pensi alla risata di Kamala Harris. È stata molto criticata durante la campagna elettorale ma in realtà quel modo di ridere annienta ogni vergogna, ogni spazio patriarcale”. La risata come spazio di libertà: “Qui devo essere molto seria: adesso in Afghanistan alle donne è vietato cantare, ridere, parlare in pubblico. La voce femminile fa paura, viene azzittita. Torniamo alla scrittura: i libri sono lo spazio dove accogliere quella voce”. La scrittrice ha poi aggiunto: “Dobbiamo smettere di deridere i nostri desideri e iniziare a dare voce ai nostri talenti più che allo spirito di sacrificio. È ciò che cerca di fare il personaggio femminile dei miei libri. Vorrei però evitare un equivoco: non si tratta di un libretto di istruzioni ma questi pensieri sono gli stessi che mi ripeto ogni sera prima di addormentarmi”. Non ha più importanza conquistare una stanza tutta per sé, come diceva Virginia Woolf? “Faremmo questa domanda a un uomo? Nel libro blu, Cose che non voglio sapere, ne scrivo: più che di una stanza tutta per sé, una donna ha bisogno di un adattatore universale per il computer, così può muoversi e lavorare ovunque. E l’angelo del focolare può viaggiare in Africa, Europa, Asia, America, Australia, attraverso i continenti”.