“Tutte le volte che lasciavo l’Iran per fare un talk o una presentazione, mia madre mi diceva sempre: “Raccontaglielo! Tutti devono sapere quello che accade qui, perché la dittatura nel nostro Paese vuole farci credere che il mondo si è dimenticato di noi, ma non è così. Da allora ho capito che dobbiamo parlare per il mio popolo, siamo la loro voce, perché se diventa libero, lo siamo anche noi”. Così alla 25esima edizione di Pordenonelegge Azar Nafisi. La scrittrice iraniana ha ricevuto il Premio Crédit Agricole-La storia in un romanzo. “In Iran, ricorda, abbiamo perso l’arte di relazionarci con l’opposizione. È qui che entra in scena la possibilità di leggere pericolosamente, perché insegna ad affrontare il nemico. Conoscerlo significa scoprire se stessi”, ha rimarcato la 76enne, che ha ricevuto scroscianti applausi.
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Azar Nafisi attacca il regime di Teheran: “Prima bruciano i libri, poi ammazzano le persone”
Il suo ultimo volume, non a caso, si intitola “Leggere pericolosamente”. È stato pubblicato da Adelphi come tutti gli altri romanzi suoi. Nell’opera Azar Nafisi torna a immergersi nei libri che più ha amato, e ci mostra, intrecciando racconto autobiografico e riflessione sulla letteratura, come Salman Rushdie e Zora Neale Hurston, David Grossman e Margaret Atwood, e altri ancora, l’abbiano accompagnata nei momenti più dolorosi della sua esistenza, come veri e propri talismani. La letteratura esercita un effettivo potere sulla nostra quotidianità? Una risposta lei l’ha trovata nelle cinque lettere indirizzate a suo padre, Ahmad Nafisi, che è stato sindaco di Teheran. “Grazie a lui e a mia madre Nezhat, la prima donna ad essere eletta al parlamento iraniano, andai a studiare in Inghilterra a 13 anni per poi laurearmi negli Stati Uniti in Letteratura inglese e americana. Tornai in Iran per insegnare all’Università di Teheran, ma dopo 18 anni d’insegnamento fui espulsa a causa delle restrizioni del governo degli ayatollah. Con mio marito e i nostri due figli decidemmo così di trasferirci negli Stati Uniti. Eravamo davvero molto più giovani (accenna a un sorriso, ndr). Era il 1997 e ancora oggi viviamo a Washington”.

“A minacciare la democrazia sono le nostre coscienze dormienti, l’atrofia del sentire”
“La letteratura è lo spazio più democratico e pericoloso che ci sia, per questo è sovversiva. Nei regimi totalitari i primi ad essere attaccati dal potere sono le donne, le minoranze e la letteratura. C’è il detto, secondo il quale prima si cominciano a bruciare i libri, poi si ammazzano le persone, quasi una sorta di avvertimento di ciò che potrà accadere. Perché – mi chiedo – chi è al potere teme così tanto uomini e donne la cui unica arma è la parola? La risposta è semplice: perché la letteratura, contenendo la verità, va a braccetto con la libertà, mentre i regimi sono fondati sulle bugie. La verità fa paura, è pericolosa, non solo per i regimi però, anche per noi, perché quando conosciamo la verità dobbiamo parlare, agire, altrimenti diventiamo complici”.
“A minacciare la democrazia sono le nostre coscienze dormienti, l’atrofia del sentire. L’Occidente, in particolare l’America, ha preso la democrazia troppo alla leggera, l’ha data per scontata, dimenticando il passato e la storia che ha permesso di costruirla. Primo Levi diceva che i mostri esistono e sono pericolosi, ma sono pochi. Chi davvero fa paura sono le persone ordinarie che si comportano come i mostri, impongono loro, senza porsi domande. È arrivato l’urgente bisogno di iniziare a porcele”, le conclusioni di Azar Naifisi riportate dal quotidiano «Il Foglio».





